Giornata Mondiale dell’Alzheimer 2024: la Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione in prima linea nella lotta contro le demenze
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione (RIN) rinnova il proprio impegno nella ricerca e nell’innovazione per contrastare una delle sfide sanitarie più urgenti del nostro tempo. Secondo i dati del Rapporto mondiale Alzheimer 2024, redatto dall’Adi – Alzheimer’s Disease International e diffuso in Italia dalla Federazione Alzheimer Italia, con il rapido invecchiamento della popolazione, l’Italia si trova di fronte a un drammatico aumento dei casi di demenza, che potrebbero raggiungere 2,3 milioni entro il 2050. Di questi, la malattia di Alzheimer rappresenta la principale causa, incidendo su oltre il 50% dei casi.
La RIN unisce le competenze dei migliori istituti di ricerca e cura italiani, creando un ambiente di collaborazione scientifica che facilita l’avanzamento delle conoscenze nel campo delle malattie neurodegenerative e neurologiche. Attraverso l’integrazione di risorse, dati e studi clinici, la rete contribuisce allo studio di soluzioni innovative per la diagnosi precoce e la prevenzione anche dell’Alzheimer.
Uno dei focus principali della Rete IRCCS è l’individuazione di biomarcatori di vario tipo (PET, EEG, Liquor, Genetica, tests neuropsicologici) e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, entrambi strumenti fondamentali per identificare i soggetti a rischio di sviluppare l’Alzheimer molto prima della comparsa dei sintomi clinici. Il professor Raffaele Lodi, presidente della RIN, spiega l’importanza di questi studi: “Il processo neurodegenerativo alla base della malattia di Alzheimer inizia almeno vent’anni prima dell’esordio clinico. Questo ci offre una finestra temporale cruciale in cui possiamo intervenire per ritardare o prevenire la progressione della malattia. L’identificazione precoce, grazie ai biomarcatori, permette di adottare terapie e stili di vita che possono influire positivamente sull’evoluzione della patologia.”
La ricerca sulla proteina tau, sulla beta-amiloide e su altri biomarcatori di neurodegenerazione e infiammazione permette di migliorare l’efficacia diagnostica, e lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale per l’analisi di grandi dati clinici sta accelerando l’implementazione di queste metodologie in ambito clinico.
Oltre alla diagnosi precoce, gli istituti che fanno parte della RIN sono impegnati nella ricerca di terapie innovative, come gli anticorpi monoclonali, che hanno mostrato risultati promettenti negli studi clinici internazionali. Sebbene non siano ancora approvati in Europa, queste terapie rappresentano una delle nuove frontiere nella lotta contro l’Alzheimer.
Parallelamente, la Rete sottolinea l’importanza della prevenzione, intervenendo sui principali fattori di rischio modificabili, come attività fisica, fumo, alimentazione, alcool, training cognitivo, peso corporeo, ipertensione, diabete e dislipidemie. Si stima che affrontando questi fattori, fino al 40% dei casi di demenza potrebbero essere prevenuti o ritardati.
La Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione continuerà a rafforzare le proprie attività di ricerca, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di ridurre il carico sulle famiglie e sui caregiver, attraverso una combinazione di innovazione scientifica e supporto pratico. “Il nostro impegno è orientato verso un futuro in cui l’Alzheimer possa essere diagnosticato precocemente e gestito in modo efficace – ha aggiunto il professor Lodi -. La collaborazione tra i nostri istituti è la chiave per accelerare le scoperte scientifiche e per migliorare l’approccio terapeutico. Sebbene una cura definitiva sia ancora lontana, siamo determinati a fare tutto il possibile per ritardare l’insorgenza della malattia e migliorare la vita delle persone colpite. La ricerca sui biomarcatori, le terapie sociali e l’attenzione alla prevenzione sono le armi più potenti che abbiamo a disposizione oggi”.